TAYLOR DEUPREE – STI.LL

Nettwerk

2024

Post-minimalismo, Ambient

La ricerca sonora di Taylor Deupree, musicista e ingegnere del suono americano attivo dagli anni ‘90, si può considerare una sistematica esplorazione dei paesaggi al confine tra l’elettronico e l’acustico. Partito dal limitare più astratto e incorporeo della musica techno, Deupree si è poi addentrato nelle sconfinate pianure dove l’ambient, il drone e l’avanguardia più rarefatta si amalgamano, sfumando i bordi della forma musicale e dilatandone le logiche a creare composizioni meditative incentrate sul timbro. Una delle pietre angolari di questo percorso è l’interessante Stil., pubblicato nel 2002, in cui Deupree presenta quattro lunghe tracce per oltre sessanta minuti di elettronica algida, composta da sintetizzatori glaciali ed esilissime manipolazioni sonore glitch alla maniera di Ryoji Ikeda. Negli anni, svariati musicisti elettronici hanno creato soundscapes volte a evocare i panorami del mondo naturale; la freddezza di Stil. parla però di una terra senza segni di vita, spingendosi ben oltre la tundra di lavori come Substrata dei Biosphere verso un’infinità artica dove qualsiasi punto di riferimento diventa sfocato. Anche quando fanno incursione rumori più materici – come il ritmico gracchiare in recur, simile al salto della puntina di un giradischi – essi vengono comunque intersecati da una controparte digitale, trafitti da aghi elettronici che tarpano ben presto qualsiasi possibile accento organico. 

Il modus operandi seguito da Deupree è sicuramente affascinante e personale, ma per la lentezza con cui si dipana Stil. finisce per essere un ascolto un po’ troppo grigio; questo disco di oltre vent’anni fa, però, assume adesso un valore del tutto nuovo. Lo scorso maggio l’artista americano ha infatti pubblicato Sti.ll, progetto in collaborazione con Joseph Branciforte dell’etichetta Greyfade e un’ensemble di musicisti newyorchesi, in cui i panorami del disco precedente vengono rivisitati in chiave acustica. Gli artisti hanno dunque trasposto le caratteristiche strutturali delle composizioni, reinterpretando i timbri di Stil. con clarinetti, vibrafono, violoncelli, contrabbasso e percussioni varie. Il risultato è interessantissimo: a grandi linee, Sti.ll si trova ad essere un disco dal piglio minimalista, ma l’influenza del materiale di partenza rimane, creando un indissolubile legame con l’elettronica pur non contenendo effettivamente niente di quel mondo. Questa ricerca di punti comuni tra approcci strumentali così diversi dona alle vecchie composizioni di Deupree una forza inaspettata. Sti.ll suona innanzitutto più caldo, più terreno – abbastanza prevedibile, considerata la morbidezza timbrica di legni, archi e vibrafono quando suonati con incedere così posato; col nuovo arrangiamento vengono però anche valorizzate le tante piccole scelte compositive presenti nei pezzi, che sembrano risaltare maggiormente in guisa orchestrale. La cosa straordinaria di questo esperimento è che passi analoghi nelle due versioni assumono significati differenti, e stessi elementi musicali evocano immagini ben diverse. In Stil. le ritmiche sincopate create dai loop portano alla mente balbettii di apparecchiature elettroniche malfunzionanti, nastri o dischi incantati; i singulti di questo nuovo arrangiamento sembrano invece scandire il passo delle composizioni in maniera più calcolata – ricordano la perfezione nell’asimmetria delle onde che battono sugli scogli, nelle isolate gocce di pioggia che cadono su una superficie risonante. Ciascun brano sembra aprirsi verso lidi differenti: Snow/Sand guadagna una dimensione corale che porta alla mente le costruzioni più lente di Philip Glass, mentre Recur sembra avvicinarsi ai collage lignei dei Books, pur non contenendo alcuna manipolazione. Questo allargamento di orizzonti è testimonianza della piena riuscita di questo progetto, oltre che della validità compositiva del materiale di partenza; messa su binari differenti, la musica di Deupree mantiene non solo senso compiuto, ma si completa e arricchisce a vicenda. 

Oltre al suo valore come disco in sé, Sti.ll ha anche il merito di far pensare a come generi che vivono spesso vite separate in termine di pubblico e sfera di influenza posseggano in realtà numerosi punti di vicinanza, e siano solo rami diversi di uno stesso albero. Se si pensa alla nascita della musica elettronica, alle sperimentazioni dei pionieri e dei primi divulgatori, i legami con il mondo acustico appaiono chiarissimi; guardando però alla musica techno, house o ambient contemporanea, viene meno spontaneo riflettere su come ci sia un’unità di base nel desiderio di suscitare un certo tipo di reazione, di raggiungere un dato risultato nell’economia di un brano musicale. Sotto questo punto di vista, Taylor Deupree ci fornisce un esempio prezioso del centro immutabile che sta alla base dell’espressione umana. 

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David Cappuccini
David Cappuccini