Il viaggio di una vita che sembrava dover saltare all’ultimo e invece si rivelerà indimenticabile; l’appagamento pieno come il mare dopo aver raggiunto il traguardo inseguito in anni di dubbi e fatiche; le sfumature vivide della notte in cui vi siete conosciutə e avete intravisto il futuro in uno sguardo. Questi sono i ricordi che ci segnano, quelli che metteremmo in un ipotetico diario della nostra esistenza per cercare di raccontarla. I più belli, i più spaventosi, insomma quelli che alle carezze della memoria rivelano la filigrana più intrisa di significato. Eppure si tratta di lampi, episodi la cui rarità è inscritta nella fibra stessa della propria grandezza. Non bastano ad illuminare tutta la sterminata materia della nostra quotidianità, densissima di liturgie trascurabili e sequenze ripetute. Ciò che ci salva dal grigiore di giorni in cui facciamo più o meno sempre le stesse cose sono piccole scintille che appaiono tra le pieghe dell’abitudine: la pianta sul davanzale che fiorisce, ricevere una chiamata per sapere come stiamo, ritrovare quella cosa che si credeva persa dopo aver smesso di cercarla. Momenti così, senza grandi ambizioni se non quella di stare bene, che non diventeranno aneddoti ma che percorrono l’esatto spazio di un sorriso. Horazie è fatto di questa pasta, con i synth super-emotivi che hanno colorato tutte le riletture della trance da DJ Metatron in giù e ritmi pieni e morbidi che attingono da electro, breakbeat e downtempo per far scuotere la testa. Nient’altro. Il gioco è scopertissimo fin da subito: che sia più atmosferico o più orientato al dancefloor, ogni pezzo mira a creare uno stimolo emozionale e mantenerlo stabile per tutta la sua durata. L’abilità di Uf0 a tracciare le coloriture di sintetizzatore è evidente e c’è da dire che sembra scegliere sempre il ritmo giusto; una volta trovato l’assetto che rende il pezzo piacevolissimo non ci sono altri trucchi, al netto di qualche movimento di addizione o sottrazione per mantenere viva l’attenzione. È semplice ripetizione di qualcosa che funziona, e bene; un ascolto che soddisfa. Senza grandi progetti, senza enormi aspettative, senza la ricerca del memorabile. Horazie è una piccola carezza di dopamina che non cambia o risolve nulla, dona solo una piccola parentesi di piacere. E non è poco, serve anche questo. I grandi momenti, come anche i grandi dischi, definiscono la nostra identità; ma è tra le tante, piccole belle sorprese del quotidiano che si annida forse buona parte della nostra felicità.