PERIFERIE #2

Forze e intemperie

Aggirarsi per i corridoi del post-minimalismo incentrato sul sassofono assomiglia spesso ad una lunga camminata tra file di monumenti molto simili tra loro, iterazioni della stessa forma-idolo intrappolata nella propria rappresentazione; un po’ come se le enormi statue descritte in Piranesi di Susanna Clarke mostrassero tutte lo stesso personaggio. Fortunatamente dietro la stanchezza della regola si annida sempre il guizzo dell’eccezione, ed ecco da questa scena emergere l’italiano Riccardo Marogna con un disco che ha l’autentico fascino di strutture grandiose abbandonate e segnate dalle intemperie. Una piccola varietà di fiati e strumentazione elettronica; estemporanee apparizioni di piano, percussioni, field recordings, poi nient’altro. La presa di coscienza di ciò che accade qui avviene laddove i paesaggi scarni tratteggiati dalle note insistite ad un tratto si sdoppiano, si frazionano riflettendosi, come in un miraggio. Gli echi dei fiati diventano loop terraformanti, rumori marginali costruiscono cornici solide. La sensazione non è quella di essere condottə in un deserto con la sola borraccia della nostra attenzione, bensì in un mondo instabile dove ad ogni momento possono palesarsi nuove forze, sottili e permanenti. Bisogna stare all’erta. Ci si concentra molto più volentieri sulle variazioni timbriche, sul trascinarsi più o meno prolungato dell’aria attraverso il metallo quando si sente che in questo c’è una sensibile variazione di senso. Così ci si può lasciar sorprendere a cuor leggero dal dualismo digitale/analogico condotto con maestria in La Matriz, o perdere felicemente la scommessa sulle percussioni sfilacciate di For Thich Nhat Hanh / Ketjak che diventano trama portante. Perfino, nella splendida Ran, cedere il concetto in cambio di semplice sentimento lucente, sentendolo formarsi tra le risacche di inaspettate acque ambient. Un bell’esercizio di inventiva essenziale. 

Infernal Mosquitoes – Antigua (Superpang, 2022)

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Roberto Perissinotto
Roberto Perissinotto