ØKSE – ØKSE
Nei circoli alternativi moderni, tanto quelli hip hop che quelli jazz, prosperano due approcci musicali abbastanza agli antipodi – quello soulful e africaneggiante, chiamiamolo caldo, e quello aspro e urbano, dalle sonorità più fredde. A livello timbrico e compositivo essi sono appunto molto distanti, ma convergono invece nel desiderio di raccontare la nostra contemporaneità con un piglio conscious che li rende in un certo senso due facce della stessa medaglia. L’etichetta Backwoodz Studioz di billy woods, sotto cui egli pubblica i suoi vari progetti, è dunque centro di quell’attitudine spartana, quasi burbera che anima i dischi del rapper americano, sicuramente appartenenti all’emisfero freddo; e nonostante come già detto in precedenza si corra il concreto rischio di scadere nella monotonia espressiva, non c’è dubbio che il suo modo di intendere l’hip hop rappresenti ad oggi una delle correnti più influenti dell’ambiente underground. Conseguentemente, un quartetto di jazz d’avanguardia che esce per Backwoodz, e che vede nel disco diverse collaborazioni di woods & soci, desta simultaneamente dubbio e interesse: la proposta degli ØKSE brillerà di luce propria oppure verrà fagocitata da stilemi espressivi ormai troppo standardizzati per soddisfare? In larga parte, fortunatamente il primo caso. L’omonimo debutto presenta un jazz scuro e texturato, efficace mistura di strumenti acustici ed elettronica; ci troviamo esattamente a metà tra il mondo jazz e quello hip hop, ma il connubio suona ben più vivido dei soliti campionamenti inscatolati in beat rigidi con sopra rime su quanto è bello improvvisare. ØKSE ricorda la ruvidità sbilenca degli Spring Heel Jack di Amassed, con le angolarità di basso e batteria che diventano terreno fertile per manipolazioni elettroniche e scratching su cui poi crescono cervellotiche parti di sax. Ne risulta una musica versatile che si presta tanto a composizioni standalone quanto a far da base al rapping rauco dei vari MC ospiti, da woods a ELUCID a Cavalier. L’unione di queste cascate free jazz con metriche rap sbilenche ricorda distintamente brani come Hollow Shell (Cash Clutch) di Illogic, che a suo tempo fu uno dei pochi a proporre un jazz rap fuori dagli schemi, più algido e sofisticato. Lungo tutto il disco si sentono distintamente i rumori di diteggiatura su fiati e basso, a cui viene lasciato intenzionalmente un posto di rilievo nel mix per donare ulteriore tridimensionalità alla sezione ritmica – uno skittering continuo che rende ancor più sfuggente questa musica già di per sé in continuo cambiamento. C’è poi una componente tribale nei fiati orientaleggianti di Three Headed Axe e nei cori di Amar Økse, influenze timbricamente interessanti ma forse non incastrate alla perfezione nell’estetica del disco. I pochi difetti sono tranquillamente imputabili al suo status di debutto e alla freschezza della proposta: gli ØKSE provano a fare tante cose in questi quaranta minuti, è normale che non tutte funzionino al meglio. La grande inventiva del quartetto si ritrova in pezzi come Fragrance, che abbina allo staccato scomposto del sax una bella combo di walking bass e swing sbilenco di batteria, dando un sapore vagamente bop ad una composizione in realtà armonicamente molto affine al jazz contemporaneo; il pezzo ha poi un cambio improvviso che lo vede diventare un trionfo di piccoli arrangiamenti elettronici, mormorii e campionamenti a supporto di linee melodiche ossessive. La non ancora completa maturità del progetto traspare invece in The Dive, dove il cantato femminile marcatamente pop stride con questi fondali così scuri, e toglie alla musica parte del suo mordente. Passo falso facilmente perdonabile, come detto in precedenza, che non basta ad affossare un lavoro godibilissimo: ØKSE contiene già un’idea musicale ben precisa al suo interno, e la band possiede la visione e l’abilità per tirarla fuori. In un oceano di jazz rap compito e noiosissimo, sono questi i dischi che dimostrano davvero la grande compatibilità dei due generi, e spiegano il perché da quasi quarant’anni continuano a viaggiare insieme.