RAFAEL TORAL – SPECTRAL EVOLUTION

Moikai

2024

Ambient, Elettroacustica

Fin dal momento in cui una dolce bordata di suono avvolge tutti i canali dell’ascolto in una melodia pastosa e oceanica, appena dopo la meditabonda introduzione tra corde e circuiti, è facile sentirsi richiamatə nel mondo di Rafael Toral. L’artista portoghese da trent’anni esplora dinamiche e frequenze con un’attitudine tanto sobria quanto curiosa: prima usando la chitarra come fonte di droni e loop da sgranare in vaste figure ambientali (buoni esempi sono Wave Field e Violence of Discovery and Calm of Acceptance), poi costruendo da sé peculiari strumentazioni elettroniche con cui dar vita ad improvvisazioni inusuali (instillate poi anche in un contesto free jazz nelle vesti dello Space Quartet). Non starò a dirvi che, di tutta la musica elettronica avanguardistica pubblicata tra gli anni Novanta e oggi, la vostra vita sarà incompleta se non recuperate le produzioni di Rafael Toral; sicuramente però Spectral Evolution è la sintesi di un percorso non scontato e suona come un commovente esercizio di controllo espressivo.

Anche per chi si è più volte emozionatə e ha lavorato di sinestesie mentali ascoltando dei sintetizzatori, può non essere immediato realizzare l’abilità che ci vuole nell’intessere maree di lunghe note in una trama tonale così intensa: un governo illuminato delle tecniche di sintesi modulare consente a Toral di far scivolare con naturalezza il colore emotivo tra eco ombrose e impennate sentimentali, movimentando le iterazioni gonfie di presagi tipiche degli Stars of The Lid con volteggi morbidi e saturi che ricordano nella forma (pur in versione digitale) alcune eccentriche incarnazioni del pop barocco anni ’60, come il Van Dyke Parks di Song Cycle. L’alternanza costante di queste sfumature, insieme al ritorno circolare delle melodie sfuggenti, si instaura presto come una funzione quasi fisiologica nella definizione dell’ambiente di Spectral Evolution. Ambiente che si scopre riccamente popolato, e a costituirne la flora e la fauna sonora sono proprio i bizzarri strumenti elettronici realizzati negli anni da Toral. Nel corso di una bella intervista (in cui sembra peraltro una persona deliziosa) racconta ad esempio: “Spectral Evolution starts with this feedback from a toy amplifier that has a microphone. There’s this other instrument that’s like a modular synthesizer but it’s actually a feedback path controlled by a theremin antenna”. Le emanazioni di suono che provengono da questi strumenti colonizzano lo scenario dilatato dei droni con la vivacità dei propri strani timbri, offrendo all’orecchio una moltitudine di stimoli insoliti.  Sempre nella stessa intervista Toral afferma che sia la presenza della cinciallegra sulla copertina del disco a ingenerare un’associazione tra questi particolari suoni e i versi degli uccelli: i grappoli di schiocchi e gorgoglii sembrano in effetti voler imitare la sinfonia di richiami aviari che popola le fronde di una foresta, un po’ come avevano cercato di fare in molti modi le artiste e gli artisti coinvolti in quel recente e notevolissimo progetto che è Synthetic Bird Music; qui i simil-versi animali mantengono invece una natura robotica, aliena, che rende l’esperienza dell’ascolto imbevuta allo stesso tempo di gioiosa familiarità e di ambiguità uncanny. Una sensazione simile, ma ancor più sottile, viene ottenuta prendendo le struttura armoniche di due pilastri jazz come I Got Rhythm di George Gershwin e Take the A Train di Duke Ellington (rispettivamente in Changes e Take the Train) per poi rallentarle e manipolarle al punto da renderle appena riconoscibili, trasposizione fantasmatica di alcuni tra gli elementi musicali più influenti della musica occidentale.

La definizione di questi aspetti a cavallo tra percezione conscia e inconscia, insieme alla noncurante bellezza delle note dronanti nel loro ondeggiare tra sfondo e primo piano, amplificano l’impatto dei momenti migliori di Spectral Evolution: il caos giocoso che si manifesta proprio su Take the Train, dove la varietà di voci elettroniche evoca l’intervento di strumenti a fiato e allo stesso tempo si lascia tentare dal rumore, o il ritorno messianico della chitarra su First Long Space, che trasmette una calma infusa di feedback degna dei Natural Snow Buildings più contemplativi. Se vogliamo portare una questione di lana caprina si può dire che lo sviluppo della composizione per richiami dicotomici, in cui molti elementi della prima metà vengono poi ripresi da enunciati corrispondenti nella seconda, limita l’ampiezza di questo ecosistema sonoro; il quale tuttavia rimane costellato da spunti inaspettati per l’orecchio e per la mente, come del resto risultano spesso i lavori supervisionati dal factotum Jim O’ Rourke, che al proprio impressionante curriculum di sostegno alla musica sperimentale aggiunge l’aver riattivato la label Moikai appositamente per accogliere quest’album di Toral. Spectral Evolution, con la sua speciale relazione di peculiarità musicali, è senz’altro uno di quei rari dischi di cui si può dire che suonano come poche altre cose al mondo. 

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Roberto Perissinotto
Roberto Perissinotto